Piani marketing: le novità del 2018

L’anno nuovo è già iniziato, quanti sono i buoni propositi a cui hai già dovuto rinunciare? Strutturare un piano marketing interno, ti permetterà di mantenerli tutti (almeno in ambito comunicativo)!


Piani marketing: le novità del 2018

Hai notato niente di strano nell’immagine di copertina?

Ormai si sa. Il marketing e la comunicazione non si possono più trascurare all’interno di un’azienda, oggi più che mai diventa fondamentale analizzare e conoscere il terreno su cui risiede il proprio business.

Sempre più elementi concorrono a influenzare le strategie, tenersi aggiornati è fondamentale e significa molto spesso differenziarsi e rimanere competitivi.

Spesso, però per mancanza di tempo, o risorse oppure per l’assenza di un esperto dedicato all’interno della propria realtà, capita di avere un’infinità di idee, ma di comunicarle esattamente nel verso contrario, andando quindi a sviluppare un’immagine non corretta o in linea alla reale anima aziendale.

Strutturare un piano di marketing ti permette di fissare degli obiettivi (a breve o lungo termine), e di stabilire già in partenza quali saranno i mezzi per raggiungere tali obiettivi. Proviamo a vedere quali saranno gli strumenti e le risorse da utilizzare per le nuove strategie marketing del 2018.

Ma prima facciamo un piccolo passo indietro.

Cos’è una strategia marketing e perché è così importante

“Piano marketing”, “business plan” e “strategia marketing” sono parole che sembrano voler dire la medesima cosa. Cerchiamo però di distinguerle. Il piano marketing è in sostanza l’applicazione del business plan, si concentra sul lato operativo, contiene informazioni e analisi che definiscono la direzione da intraprendere nella strategia di marketing.

Creare un piano di marketing è una delle attività fondamentali per l’azienda perché riesce a tradurre, organizzare e distribuire tutte le attività pensate nella strategia (o nel piano di marketing strategico). In sostanza si tratta di pensare il lavoro a monte, risparmiando tempo e riducendo lo sforzo.

In maniera veloce abbiamo capito a cosa serve un piano marketing. L’argomento andrebbe certamente approfondito, ma concentriamoci ora sul topic del nostro articolo. Andiamo quindi a capire quali saranno i trend che caratterizzeranno il 2018. Di seguito vi elencheremo alcuni tra i più chiacchierati nel web.

1. Neuromarketing e scienze cognitive 

Il Neuromarketing è una disciplina relativamente nuova, che vede la sua nascita nel 2002 grazie ad Ale Smidts, professore di Marketing Research alla Rotterdam School of Management.

Neurologia, psicologia e marketing si fondono in una disciplina capace di individuare e monitorare cosa accade nel cervello delle persone durante l’esperienza d’acquisto o l’approccio con un particolare prodotto, brand, pubblicità o parola, con l’obiettivo ultimo di ottimizzare le strategie di marketing.

È utile precisare che le tecniche di Neuromarketing non sono solo finalizzate a comprendere cosa fa o non fa l’utente, su cosa pone o no l’attenzione; il loro scopo è anche quello di dare spiegazione al perché un utente abbia un determinato comportamento.

Esistono svariate tecniche utilizzate per ricevere feedback e dati dai comportamenti degli utenti, una tra queste è l’Eye Tracking (tracciamento dello sguardo) che raffigura per eccellenza una delle più diffuse applicazioni della neuroscienza al marketing esperienziale. Attraverso dei particolari schermi ad infrarossi si monitora la dilatazione delle pupille e lo spostamento degli occhi durante la navigazione, restituendo come risultato una heatmap (mappa di calore) che evidenzia le zone più osservate dall’utente: blu e verde (zone scarsamente visualizzate), giallo, arancione e rosso (zone maggiormente visualizzate). Questi dati tornano utili all’azienda per capire cosa attira l’attenzione del cliente, cosa viene percepito e quanto effettivamente tutto questo si trasforma in conversione.

L’Eye Tracking però è solo una delle tecniche che il Neuromarketing utilizza. Molti sono i campi che interessano questa scienza e infinite sono le sue applicazioni:

  • L’utilizzo di Keywords, all’interno degli headline ad esempio, svolge un ruolo importante per la percezione e l’attenzione dell’utente. Alcuni studiosi dell’University College di Londra, hanno individuato “Hippocampal Headlines”, cioè un meccanismo del nostro cervello che, davanti ad una particolare frase o parola storpiata, è in grado di riconoscerla come qualcosa di noto e di impegnarsi (attraverso l’area corticale e razionale) a risolverla;
  • Gli Z-Pattern, cioè la tendenza di noi occidentali a compiere un preciso percorso visivo, da sinistra verso destra. La faccenda cambierebbe se ci trovassimo in un’altra area geografica;
  • La direzione o “verso della comunicazione” che attraverso frecce, sguardi o movimenti dei protagonisti delle campagne può influenzare i nostri occhi e la nostra attenzione;
  • Forme e colori, che hanno un enorme potere persuasivo e riescono a comunicare molto più di quanto si è portati a pensare.

Il Neuromarketing ha regole che valgono sia per il web sia per qualsiasi altra area del marketing. Se pensiamo alle nostre campagne pubblicitarie, sappiamo bene quanto sia difficile attirare l’attenzione. Quando questa è raggiunta resta la necessità di persuadere il pubblico attraverso il nostro messaggio, per cui conoscere le caratteristiche del proprio target di riferimento diventa fondamentale.

Per istinto siamo portati a dare più confidenza ad immagini o situazioni a noi familiari, cose in cui possiamo riconoscerci o che ci danno sicurezza. Lo storytelling è una tecnica di persuasione che accoglie questi archetipi e ci avvicina amichevolmente ad un brand; se le storie coinvolgono, emozionano e toccano nel profondo i propri clienti vuol dire che il messaggio è arrivato e che la comunicazione funziona a dovere.

In tutto questo non bisogna però dimenticare di dare elementi concreti a chi ci sta seguendo perché, se alla base di tutto ciò manca una solida reason why, si rischia di apparire inconcludenti e vedremo fuggire i nostri potenziali clienti. Se questi elementi sono ben amalgamati tra loro, la call to action conclusiva andrà a buon fine.

Quanto descritto sopra è sufficiente ad avvalorare l’importanza del Neuromarketing per il 2018 perché, mai come ora, c’è bisogno di distinguersi in mezzo alla massa di stimoli che il panorama del marketing odierno offre.

2. AdWords e assistenti vocali

AdWords è un potente strumento di Google e funziona perché è in grado di intercettare la domanda consapevole, l’utente che fa una ricerca su Google digitando una specifica parola chiave lo fa per risolvere un problema. Come si dice: “Google has the answer!”.

AdWords significa pubblicizzare i prodotti/servizi o la propria azienda nel momento in cui le persone stanno effettuando la ricerca. Permette inoltre di controllare l’investimento ed il suo effettivo ritorno, quanti utenti vedono l’inserzione e, cosa ancora più importante, quante persone cliccano sul link diventando clienti.

Uno strumento così performante però richiede delle solide basi, il proprio sito deve essere all’altezza dell’investimento. Un utente che approda sulla vostra pagina attraverso una ricerca Google deve poter trovare un’esperienza d’uso adeguata. Se avete quindi intenzione di investire in AdWords assicuratevi di avere un sito al passo con i tempi e di facile navigazione, l’obiettivo non sono i click ma le conversioni!

È lo stesso Google che ci anticipa un trend che crescerà velocemente nel 2018. Ci dice infatti che sarà la ricerca vocale a fare la differenza, la motivazione è intuitiva: parlare è più immediato che scrivere, quando facciamo una ricerca vocale ci esprimiamo in maniera diversa rispetto allo scritto.

Pensare di ottimizzare la ricerca vocale nel SEO e utilizzare testi più conversazionali, potrebbe risultare vincente!

3. Funnel

A meno che tu non sia un brand famoso con un alto tasso di conversione, il funnel è uno strumento del marketing che può accompagnare attraverso degli step precisi il cliente. Dall’alto arrivano le visite degli utenti e da sotto escono – o almeno dovrebbero uscire – vendite e conversioni.

Si parte concettualmente dalla parte più alta del funnel, l’attenzione, fino ad arrivare all’estremità opposta, l’azione. Il percorso da uno step all’altro è lungo e tortuoso, ed è importante non soffermarsi solo sugli aspetti superiori come l’attenzione e l’attrazione ma andare oltre.

Se strutturato bene il funnel è una risorsa utile ad incrementare la conversione di un semplice visitatore in un cliente. Tutti gli strumenti di cui abbiamo parlato in questo articolo possono essere utilizzati per costruire un percorso coinvolgente e mirato a questo obbiettivo.

Conclusione

Il mondo del marketing è troppo ampio per essere riassunto in un unico articolo. Gli strumenti che abbiamo a disposizione, se usati nella maniera corretta e mirano tutti verso un’unica direzione, consentono anche alle aziende più piccole di competere con i colossi della comunicazione. Certo, la differenza di risorse ha il suo peso, ma alla fine ciò che fa la differenza è la creatività nell’utilizzarli.

Edward de Bono parlerebbe di “Pensiero Laterale” invitandoci a guardare le cose da un punto di vista diverso, da diverse angolazioni. Ecco cosa potrebbe rappresentare la vera svolta del 2018!

Accontentarsi di un approccio o una soluzione “adeguata” diventa il maggiore ostacolo alla ricerca di un’alternativa migliore.

 

Cosa aspetti a stilare il tuo piano marketing aziendale? Definisci i tuoi obbiettivi e punti su cui lavorare e dirigiti verso loro in modo univoco: fai coincidere visual e copy in copertina 😉

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